posatine

 

Mamma! Mi girano!” gridò un cucchiaino, spaventato perché la vecchia signora Carlotta lo aveva afferrato all’improvviso, tuffato nella zuccheriera e poi rigirato nella tazzina piena di caffè bollente.

Non è nulla, ti abituerai, è la vita” disse mamma Forchetta e poi, con un sospiro, aggiunse, rivolta verso le altre Forchette che in gruppo chiacchieravano in attesa dell’ora di cena: ” E’ il più piccolo, il mio Cucchi e ancora non conosce la vita, non sa che siamo nati per servire…”

“Mi sembra carino “ osservò la Forchetta più anziana. “Somiglia tutto a suo padre”.

Mamma Forchetta sospirò di nuovo, mentre papà Cucchiaio restò zitto, prima perché non gli veniva in mente nulla e poi perché era profondamente immerso nella farina: era il momento solenne della misurazione delle dosi, decisivo per la buona riuscita della torta che la signora Carlotta stava preparando.

“Hai nuotato nel caffè? Ti sei divertito?” chiesero i cucchiaini più grandi a Cucchi quando tornò insieme a loro.

“Io sono bella perché fo i tuffi nel latte” disse una cucchiaina e fece una giravolta per far vedere come era brava.

“Io fo i tuffi nella formaggiera, è la mia specialità e poi mi ci addormento dentro, così mi sento al sicuro dal Mostro” disse un cucchiaino giallo che non era della famiglia.

“Che cos’è il Mostro?” chiese, impaurito, Cucchi.

“State un momento zitti, piccini, altrimenti qualcuno comincerà a protestare” dissero le Forchette, rivolgendo un’occhiata timorosa dalla parte della Banda dei Coltelli, gente rude e facile ad innervosirsi.

“Mamma, ma cos’è il Mostro?” chiese di nuovo Cucchi.

“Non ti preoccupare, stai buono in cassetta e non ti succederà nulla” rispose la mamma perché non era sua abitudine dare tante spiegazioni.

I Mestoli ridacchiarono come se avessero sentito una barzelletta, ma le Forchette li rimproverarono subito:” Zitti voi, sciocche teste di legno!”

Anche la Grattugia rise, ma lei rideva sempre perché il formaggio le faceva il solletico.

“Di sciocchi ce n’è in abbondanza, in questo posto!” fu l’acido commento dell’Aceto che li guardava tutti dall’alto dello scaffale. Ma l’Olio, che gli stava accanto da una vita, si affrettò a dire:” Non ci fate caso, è nervoso perché non sopporta la Salsa di Soia e pensa che gli stranieri farebbero meglio a starsene a casa loro.”

“Ha ragione!” dissero i Coltelli che avevano voglia di battersi perché si annoiavano a non far nulla. “Se vuoi aiuto – aggiunsero- noi siamo pronti”.

“Piantatela !” gridarono gli altri abitanti della cucina. “Vogliamo stare in pace”.

Intanto la signora Carlotta, che aveva invitato le amiche per il the, si era messa a preparare la tavola in salotto con la tovaglia ricamata, piattini, tazze, cucchiaini e zuccheriera e come “cucchiaino speciale” per lo zucchero scelse proprio Cucchi che, sgomento, si sentì portar via dalla cucina e dalla mamma.

Oltre alla torta, fatta  in collaborazione con papà Cucchiaio, aveva preparato degli speciali stuzzichini col salame ed il profumino del salame richiamò necessariamente il gatto di casa.

“Ecco il Mostro!” gridarono i cucchiaini, tintinnando per avvisare Cucchi del pericolo.

Ma il gatto, con un rapido ed inatteso balzo, saltò sulla tavola e urtò con la zampa Cucchi, facendolo cadere per terra.

Poi, con la sua preda di salame in bocca, balzò giù di nuovo e si divertì a giocare con Cucchi facendolo rotolare fin sotto al divano.

Il cucchiaino, al buio, cominciò a disperarsi. “Ecco, è finita…Ora resterò qui nascosto per sempre e non vedrò più la mamma, il babbo, gli amici…”

Poi, esaurite tutte le lacrime (che in un cucchiaino non sono tante) si addormentò.

Non sentì perciò la signora Carlotta che diceva alle amiche:”Ma dove è finito il cucchiaino piccolo? Ero sicura di averlo messo qui…La mia testa non dice più il vero…”

E allora tutte si misero a cercare su e giù, di qua e di là, ma il cucchiaino era sparito.

La confusione si comunicò anche alla cucina: mamma Forchetta si sentì male, le sue compagne le andarono tutte intorno e i Coltelli cominciarono a bisticciarsi tra di loro. L’Aceto brontolò che i piccoli sono una complicazione inutile ma l’Olio si scusò per lui e cercò di consolare un po’ tutti, ma babbo Cucchiaio preferì l’aiuto della Bottiglia di vino.

La sera, la signora Carlotta era ancora lì  chiedersi dove poteva essere finito il cucchiaino. Troppo agitata per andare a letto, si fece coraggio e – nonostante il mal di schiena – si inginocchiò per terra per guardare sotto i mobili, vide qualcosa che brillava sotto il divano e tirò fuori Cucchi.

Allora gli fece subito una bella doccia e poi lo mise al sicuro in cassetta, accanto a mamma Forchetta.

“Oh mamma  -disse Cucchi- oggi ho avuto paura e poi ho fatto il tuffo nello zucchero che era buono, e poi nel caffè che non mi è piaciuto, e poi so
no caduto ed ho avuto di nuovo paura e ho pianto e poi sono stato contento perché mi hanno ritrovato e ora sono con te .”

“E’ la vita, bambino mio, su e giù “ disse la mamma e gli dette un pizzicottino perché era una forchetta ed era il suo modo di consolare. “Ora sta’ tranquillo e dormi” aggiunse.

E tutto il popolo della cucina si addormentò in pace. Tranne l’Aceto che era agitato perché sognava di fare la lotta giapponese con la Salsa di Soia.