Il professore Yu Tsun, una spia cinese a Londra durante la prima guerra mondiale, capisce di essere stato scoperto dal controspionaggio inglese e che presto verrà catturato dal capitano Richard Madden. Poiché il professore è riuscito a scoprire la posizione fino ad allora segreta dell'artiglieria inglese, ha la necessità di fare pervenire tale informazione in Germania prima di essere catturato, escogita quindi un piano che non verrà spiegato fino al termine del racconto ma che il lettore vedrà svolgersi sotto i suoi occhi. Per realizzare il piano scorre la guida telefonica e trova nel dottor Stephen Albert "l'unica persona capace di trasmettere la notizia", scopre che abita in un sobborgo di Fenton, non distante, e vi si reca prendendo il primo treno alla stazione, sapendo che sarà seguito con il treno successivo dal capitano Madden. Racconta Yu Tsun di essere il discendente di Ts'ui Pên, governatore di Yunnan che rinunciò all'incarico e al potere per scrivere un romanzo molto popoloso e per costruire un labirinto in cui ogni uomo si perdesse. Ts'ui Pên lavorò ai suoi due compiti per 13 anni, poi venne assassinato da uno straniero. Il romanzo venne poi pubblicato, ma consisteva in molte pagine incoerenti e senza senso, mentre il labirinto non venne mai ritrovato.
Giunto alla villa di Albert, il professore scopre che si tratta di un sinologo che lo crede inviato dal console cinese per vedere "Il giardino dei sentieri che si biforcano". Yu Tsun, stupito dalla coincidenza, riconosce il titolo del libro del suo antenato e viene accolto in casa dal sinologo. Quando Yu Tsun racconta che il romanzo non sarebbe dovuto essere pubblicato, perché caotico, mentre il labirinto non è stato mai recuperato, Albert, indicando il libro "Il giardino dei sentieri che si biforcano" sulla scrivania, dice – ecco il labirinto di Ts'ui Pên – spiegando come l'antenato probabilmente in un'occasione disse – mi ritiro per scrivere un romanzo – e in un'altra occasione disse – mi ritiro per costruire un labirinto – e tutti pensarono che si accingesse a due lavori, mentre si trattava dello stesso compito: il romanzo e il labirinto erano la medesima opera. Gli indizi che hanno portato Albert a questa idea erano la leggenda che che Ts'ui Pên progettò di costruire un labirinto infinito, e una sua lettera, che mostra a Yu Tsun, con sopra scritto "Lascio ai diversi futuri (non a tutti) il mio giardino dei sentieri che si biforcano".
Albert comprese che il labirinto non era nello spazio ma nel tempo: in un romanzo normale, quando un personaggio fronteggia una scelta, l'autore decide per una soluzione e tralascia le altre; nel romanzo di Ts'ui Pên invece tutte le possibili scelte vengono portate avanti contemporaneamente. In questo modo egli crea diversi futuri, diversi tempi che a loro volta si biforcheranno e daranno vita a nuovi tempi, da questo meccanismo nascono le apparenti contraddizioni; ad esempio, Fang ha un segreto, uno straniero suona alla sua porta e Fang decide di ucciderlo. A questo punto si possono avere varie possibilità: Fang uccide l'intruso, l'intruso uccide Fang, entrambi sopravvivono, entrambi muoiono e così via, ognuna di queste possibilità è reale nel romanzo e dà vita a un tempo futuro. Inoltre, diversi cammini del labirinto possono convergere nello stesso futuro, ad esempio Yu Tsun giunge alla casa di Albert, ma in un futuro è suo nemico, in un altro è suo amico.
L'unica parola, dice Albert, che non è mai utilizzata nel libro è "tempo": poiché tutto il romanzo ha come tema il tempo, è una immensa costruzione circa il tempo, la parola "tempo" non è mai utilizzata per dargli maggiore risalto.
A questo punto Yu Tsun vede nel giardino che il capitano Madden si sta avvicinando a loro, allora chiede al dottor Albert di potere rivedere la lettera di Ts'ui Pên e, quando questi si gira per prenderla, gli spara uccidendolo. Madden cattura la spia, che però, grazie alla pubblicazione della notizia sui giornali dell'uccisione del sinologo Stephen Albert da parte sua, riesce a comunicare in Germania che l'artiglieria inglese si trova nella città chiamata Albert. Questo era il piano: uccidere una persona di nome Albert.
Come forse si può capire dal riassunto, la trama del racconto è uno stratagemma per potere descrivere il libro di Ts'ui Pên, che ne è l'argomento reale. Il racconto di Borges non è quindi un iperracconto, piuttosto è il suo argomento, il libro di Ts'ui Pên, che è un iperromanzo, quindi è il libro dell'ex-governatore cinese che deve essere qui analizzato. Borges spesso parla nei suo racconti di altri libri inventati, in questo modo ponendosi come filtro tra il lettore e il libro e potendo lavorare sul contenuto del libro, sulle sue particolarità senza doverli fisicamente scrivere. Questo stratagemma è astutamente utilizzato dall'autore in questo caso, che si può permettere di descrivere un libro in cui sono riportate tutte le diramazioni e tutte le scelte possibili nel futuro, senza doversi preoccupare della fattibilità di un tale libro e senza doversi scontrare con la mole di lavoro necessaria per realizzare una tale impresa.
Ciò che sappiamo del libro è che è stato scritto su normali fogli, in forma di libro, senza delle indicazioni chiare di quale sequenza debba essere seguita in fase di lettura, tanto da potere essere confuso con un normale libro, se non fosse per le sue incoerenze interne. D'altra parte una volta che Albert è riuscito ha imparato la modalità di utilizzo del libro è riuscito a capire il suo significato di libro moltiplicatore di futuri e a leggerlo per il suo reale significato. Lavorando su una sola dimensione, quella lineare della scrittura e della lettura sequenziale, non sarebbe possibile muoversi all'interno del libro se non fosse contemplata la possibilità di compiere dei salti all'interno del libro, dobbiamo supporre quindi che si tratti di un iperromanzo, e non semplicemente di un romanzo complesso. Pur se Borges non ci spiega il meccanismo utilizzato, il libro è costruito in modo da permettere i link e i salti tra le sue parti.
Ritengo utile realizzare un semplice esercizio di matematica sul libro di Ts'ui Pên per capire meglio l'oggetto della nostra analisi.
Il libro è stato scritto in tredici anni, e probabilmente si può dire incompiuto a causa della morte improvvisa dell'autore. In tredici anni quante pagine possono essere scritte da una sola persona? Proust ha impiegato 13 anni per scrivere le 3600 pagine della "Ricerca del tempo perduto" (collana Meridiani, Arnoldo Mondadori editore). Stephen King, uno degli scrittori più prolifici, nei 13 anni dal 1986 al 1998 pubblicò 15 romanzi che sommano a circa 8200 pagine (calcolo fatto su edizioni Sperling & Kupfer). Possiamo a questo punto ipotizzare, per il nostro Ts'ui Pên, che in tredici anni sia possibile scrivere 16000 pagine, sapendo di esagerare molto (un libro di 16000 pagine sarebbe enorme, mentre Albert lo tiene sulla scrivania) e che stiamo trascurando le difficoltà insite nello scrivere un libro del tipo del "Giardino" rispetto alla scrittura di normali romanzi che sono conclusi in sé stessi e non hanno legami con le pagine scritte prima e dopo.
Dobbiamo ora fare alcune assunzioni sulla forma del "Giardino".
Supponiamo inizialmente che la porzione atomica dell'iperromanzo, quella che Roland Barthes chiamava lessia, sia la
pagina; cioè mediamente al termine di un testo di una pagina si presenti una scelta e che al lettore sia necessario compiere un salto per raggiungere le pagine successive, una per ogni risultato della scelta, per proseguire la lettura della storia. Questa prima ipotesi potrà in seguito essere facilmente variata.
Supponiamo poi di avere unicamente scelte doppie, cioè al termine di ogni lessia la scelta che si presenta al lettore è tra due possibilità. Questa ipotesi è coerente con il titolo, dove i sentieri si "biforcano", ma anch'essa potrà essere variata.
Infine supponiamo trascurabile il numero di futuri che si ricongiungono e siano, dal punto di ricongiunzione in poi, assolutamente identici. Questa ipotesi sembra sensata, in quanto la possibilità di avere due futuri identici indipendentemente ognuno dal proprio passato sarebbe in contraddizione con la perfezione della costruzione letteraria del "Giardino".
A questo punto possiamo procedere col calcolo. Con le ipotesi precedentemente fatte, circa 16000 pagine scritte da Ts'ui Pên e una lessia ogni pagina, l'iperromanzo è costituito da 16000 lessie: queste equivalgono linearmente, cioè leggendo il libro nella maniera classica in modo che ogni volta che si presenti una scelta (che abbiamo detto essere binaria) si decide per un singolo "sentiero" da seguire e l'altra possibilità viene scartata, a sole 14 lessie (2 elevato a 14 uguale 16000), che sono equivalenti a 14 pagine. In altre parole, l'immenso libro di Ts'ui Pên equivarrebbe a un racconto lineare di quattordici pagine, dove il lettore deve fare 13 scelte tra due possibilità. Certo, il lettore potrebbe poi leggersi i futuri paralleli corrispondenti a scelte differenti che aveva precedentemente scartato, ma il risultato continua a rimanere un racconto che tratta un breve periodo di tempo.
Proviamo ora a rilasciare qualcuna delle ipotesi precedentemente esposte.
Supponiamo che le lessie siano lunghe mediamente un quarto di pagina piuttosto che una pagina, cioè una scelta binaria venga presentata in media ogni quarto di pagina. In questo caso le lessie sarebbero circa 65000, e il racconto letto linearmente sarebbe composto da 16 lessie. In questo caso il racconto lineare avrebbe 16 lessie, il lettore dovrà realizzare 15 scelte ma le pagine da leggere saranno solo 4.
Da quest'ultimo esempio proviamo a cambiare l'ipotesi della scelta binaria e supponiamo che la scelta sia invece ternaria, cioè al termine di ogni lessia il lettore può scegliere tra tre possibilità per continuare il racconto. Ebbene, in quest'ultimo caso le lessie lette linearmente sarebbero solamente 10 (in realtà una frazione di più), equivalenti a due pagine e mezza.
Non è ovviamente mia intenzione volere ridurre l'opera di Borges a dei meri calcoli matematici, per quanto nei suoi racconti si mischiano la letteratura, la filosofia, la logica e la matematica, quindi sono sicuro che Jorge Luis non se ne avrà a male dei miei calcoli, ma ritengo sia necessario verificare la forma del libro "Il giardino dei sentieri che si biforcano" di Ts'ui Pên per valutare se potrebbe esistere, nella realtà, un libro di quella specie e se potrebbe essere un'opera letteraria piacevole da leggere oppure un esperimento o un esercizio concettuale da parte dell'autore. L'impressione personale è che, a fronte di un lavoro enorme da parte dell'autore, il libro che ne risulta sia dal punto di vista letterario abbastanza povero e scarsamente interessante data l'impossibilità di approfondire qualsiasi argomento per l'esplosione immediata del numero di futuri contemporanei da seguire. Bene ha fatto, insomma, Borges a indicare unicamente l'iperromanzo di Ts'ui Pên e non a scriverlo di propria mano. Piero Fabbri diceva nel suo saggio sugli iperromanzi del passato che "non è umanamente possibile" scrivere un iperromanzo, non sono sicuro di essere d'accordo con lui, però nel caso di "Il giardino dei sentieri che si biforcano" potrei parafrasarlo dicendo che "non è umanamente possibile leggerlo".
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