" Due uomini erano grandi amici.Ciascuno dava all'altro il necessario,intuendone le esigenze.
Tuttavia,c'era ancora qualcosa che si frapponeva tra loro.Quasi una carenza,un tassello mancante,che non permetteva di scrivere a caratteri cubitali la parola "amicizia".
Nessuno dei due aveva capito di cosaa si trattasse, benchè si sforzasse di individuarlo.
Un giorno, uno dei due "amici" fu colto da una grave sventura.Un violento terremoto gli distrusse la casa.In preda alla disperazionel'uomo si diresse dall'amico, la cui abitazione era intatta.
Nella notte fredda bussò alla porta, pensando che l'amico lo avrebbe accolto a braccia aperte.
"Chi è?"
"Sono io .Per favore, apri. Non ho più la casa"
"Come dici? Non capisco"
"Sono il tuo amico.Non mi riconosci?"
" Mi dispiace.Non posso farti entrare"
Lo sventurato non riusciva a capire perchè l'altro non lo aveva ospitato.Benchè sbigottito, l'infelice non volleinsistere.Di sicuro il suo amico aveva qualche buona ragione per comportarsi così.
L'uomo si allontanò, vagando alla cieca nell'inverno freddo e dormendo dove capitava.
Dopo alcuni mesi, specchiandosi nelle acque di un torrente, capì improvvisamente perchè l'altro lo aveva allontanato in quella notte di sventura.Capì cosa fare e tornò a bussare alla porta del suo amico."Chi è?"gli chiese l'altro, nonostante avesse riconosciuto la sua voce.
La risposta arrivò dopo un attimo di esitazione.
" Sei tu". "Apri , presto, hai freddo !"
Questa volta l'amico aprì la porta.Non poteva lasciare se stesso l' fuori al freddo.
I due erano ormai un'unica persona e l'amicizia era completa:"
Il rispecchiamento del'uno nell'altro in totale empatia e com-passione è alla sorgente di ogni vero rapporto d'amicizia, così sensibilmente espresso in questa parabola sufi che reca con sè la cultura del mondo islamico, a cui l'Occidente è debitore. Una lirica che semina "amore ".
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