Aveva perso la fede già da molto tempo, ma nessuno se n'era accorto.
Il dubbio l'aveva assalito proprio nel momento in cui la vita sembrava sorridergli, quando chiunque avrebbe scommesso che possedeva una formula magica per ottenere tutto ciò che si prefiggeva. Un bel giorno, senza preavviso, gli si era intrufolata in testa una piccolissima incertezza che, senza farsene accorgere, era penetrata se…mpre più a fondo, inquinando tutti i concetti che aveva assimilato fin dall'infanzia. Salazar stesso non avrebbe saputo dare un nome a ciò che provava. Era una specie di presentimento, un vuoto spirituale, un senso di solitudine assoluta, di abbandono universale, che inizialmente gli si era affacciato nei sogni notturni ma poi si era esteso anche alle riflessioni dell'alba, si era impadronito della sua mente all'ora di pranzo e nel dopopranzo fino a rapprendersi, forte e saldo, su tutta la sua giornata, monopolizzando ogni suo pensiero.
(La ragazza e l'inquisitore, Nerea Riesco, Mondolibri su licenza Garzanti 2008, trad. Stefania Cherchi, pag. 88)
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